La comunità dell’Unità Pastorale del centro storico di Monopoli saluta don Antonio Giardinelli, trasferito a Turi

Il commiato in Cattedrale, gremita di fedeli commossi

La comunità dell’Unità Pastorale del centro storico di Monopoli ha salutato nella serata di giovedì 11 settembre don Antonio Giardinelli, chiamato a svolgere il suo ministero di parroco a Turi. Lo ha fatto nella Cattedrale gremita di fedeli commossi in occasione del suo decimo anno di ordinazione sacerdotale. L’Unità Pastorale l’ha salutato con una lettera che vi riportiamo integralmente.

“Carissimo don Antonio, sapevamo da un po’ del tuo desiderio di condurre una parrocchia, per sperimentarti come guida e pastore, ma in cuor nostro speravamo che i tempi di realizzazione sarebbero stati più lunghi. Perché è difficile staccarsi da chi si è amato e soprattutto da chi ci ha fatti sentire amati. Sì, per tanti di noi, della sgarrupata Unità pastorale del centro storico, con grande sensibilità hai saputo declinare il sacerdozio facendoti prossimo come un fratello, un amico, un cugino a cui potersi raccontare, e con cui condividere pensieri, sorrisi e lacrime. Alla notizia del tuo trasferimento, sui social si sono rincorse riflessioni cariche di affetto e non c’è persona che non abbia unito al tuo nome il tuo sorriso. Spontaneo, dolce e contagioso, luminoso, benevolo, accattivante. Un dono che hai saputo e voluto a tua volta donarci, annunciando le cose di Dio, e che hai posto come fondamento solido di serenità e di pace in ognuno di noi. Sono tante le situazioni che avremmo potuto riportare su questo foglio bianco. Come non ripensare a quando arrivasti nelle nostre chiese recitando a fine messa la preghiera all’Angelo custode. Fu grande lo stupore, perché era una preghiera insolita, e tu ci raccontasti che da piccolo la recitavi insieme a tua nonna. Un senso di dolcezza ci avvolse facendoci intuire un pezzettino della tua anima profonda, un po’ fanciullesca, vulnerabile ma tanto trasparente. In Matteo 18, Gesù chiama un bambino, lo mette in mezzo ai discepoli e dice: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Proprio accanto ai bambini hai mostrato la stessa capacità di stupirsi, di sorprendersi, di essere puri, di sapersi impastare dello Spirito di Gesù. Un giorno hai celebrato il funerale di Rosa, una signorina anziana sola che tutte le sere recitava il Rosario con Maria nella chiesa di San Francesco. Al termine, l’hai accompagnata alla porta della chiesa, tenendo la mano sulla bara lungo tutta la navata centrale. L’hai fatta sentire amata, non più sola nel viaggio che l’ha condotta dinanzi a Dio. Abbiamo accolto e apprezzato i doni che in questo tempo hai saputo offrirci con rispetto e attenzione, affrontando anche qualche fatica e ti auguriamo di conservare sempre autenticità e spontaneità, ma anche di acquisire la capacità di saperti muovere in un mondo, a cui non apparteniamo ma che siamo chiamati ad abitare. Non saremo mai sufficientemente grati per l’impegno e la riservatezza che, insieme a don Roberto, hai avuto nel seguire la malattia di don Peppino. Un autunno e un inverno in cui le richieste dei parrocchiani, dei fidanzati, delle mamme dei bambini si incrociavano con questa situazione di emergenza e diventava difficile dare una risposta che soddisfacesse tutti. Ma tu hai resistito aggrappandoti alla preghiera e alla certezza di un Dio che salva, perché ci fa superare le difficoltà e le paure. Forse anche noi non siamo stati di aiuto. La tua disponibilità ci ha fatto credere che le tue forze fossero tante e inesauribili. Di questo ti chiediamo scusa, sapendo che sono stati momenti di crescita per te e per noi. Oggi non è un lasciarci definitivo. Non possono pochi chilometri spezzare legami fraterni di affetto e di fiducia. Ti affidiamo a un’altra comunità, certi del bene che saprai seminare e, se qualche volta sentirai nostalgia del mare, del vento di maestrale che spazza le nubi e i pensieri bui, ma soprattutto della Madonna della Madia, torna, facci una sorpresa. Ti accoglieremo a braccia spalancate, le tue stesse braccia che qui hanno saputo elargire doni di bene in abbondanza”.