La vita di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, rievocata dal fratello Giovanni in un libro presentato a Monopoli

Il suo messaggio alle nuove generazioni: quando manca il bisogno della verità si spalancano le porte a Cosa Nostra


La figura di Peppino Impastato, il giornalista e conduttore radiofonico ucciso dalla mafia in Sicilia tra l’8 e il 9 maggio del 1978 ad opera del clan Badalamenti, è stata ricordata nel corso della presentazione del libro scritto dal fratello Giovanni Impastato dal titolo ‘Mio fratello – Tutta una vita con Peppino’ avvenuta nella serata di mercoledì 29 gennaio nella libreria Minopolis di Monopoli. A dialogare con l’autore è stata l’attrice Barbara Grilli (nella foto). Dal dialogo è emersa la voglia di Peppino di urlare contro Cosa Nostra e contro le ingiustizie. E prendendo spunto dal titolo del libro, Giovanni Impastato, da noi avvicinato, così ha descritto la vita di suo fratello: “ è stata molto complicata, perché abbiamo condiviso sin dall’infanzia alcune lotte e una resistenza all’interno di un contesto mafioso e anche all’interno di una famiglia mafiosa, tanto che non è stata una cosa di poco conto, perché Peppino ha operato una grande rottura che considero storica e culturale. La sua rottura non avviene solo all’interno della società, dove egli ha vissuto ma anche all’interno della propria famiglia, con un Peppino ribelle, disobbediente e anticonformista che mi ha coinvolto in questa scelta difficile dove io ho cercato in tutti i modi di seguirlo, ma era difficile. Peppino era uno spirito libero, era una persona che difficilmente arrivava a compromessi e a stabilire contatti perché riteneva che erano sbagliati”. Di qui il messaggio di Giovanni Impastato alle future generazioni: “è un messaggio di fiducia e di speranza, ma anche soprattutto di rottura con un sistema politico corrotto, che si può definire sotto un certo aspetto mafioso e omertoso, ma anche di cercare in tutti i modi di non essere mai indifferenti. Dobbiamo superare questa soglia per non rientrare nella fase di rassegnazione, perché è terribile. Non a caso le persone che si rassegnano a me fanno molta paura, in quanto non hanno bisogno della verità. Infatti, quando manca il bisogno della verità si spalancano le porte alla mafia, che impediscono la nostra crescita, che non è altro il pensiero di Peppino”. (Giovanni Donghia)